Roma, alla Galleria Sordi la lettera di Galileo Galilei del 1610

Roma, alla Galleria Sordi la lettera di Galileo Galilei del 1610

Roma, alla Galleria Sordi la lettera di Galileo Galilei del 1610″Eccoci Signor mio chiariti come Venere et indubitamente farà l’istesso Mercurio, va intorno al Sole, centro senz’alcun dubbio delle massime revoluzioni di tutti i Pianeti”.

E’ uno dei passaggi della lettera che Galileo Galilei scrisse il 30 dicembre 1610 al matematico gesuita Cristoforo Clavio, magister del Collegio Romano. Una lettera in cui si percepisce l’emozione dello scienziato pisano nel condividere le sue scoperte che avvaloravano la teoria eliocentrica avversata dalla Chiesa, le fasi di Venere e i quattro satelliti di Giove, chiamati “pianeti Medicei”, osservati con il suo cannocchiale.

La lettera è stata letta a Roma dall’attore e doppiatore Saverio Indrio alla Galleria Alberto Sordi dove per la prima volta è stata esposta al pubblico grazie all’iniziativa di Paola Mainetti, vicepresidente della fondazione Sorgente Group e di Martin Maria Morales, direttore dell’archivio storico della Università Gregoriana. Poi la lettera andrà ad arricchire la mostra “Magistri astronomiae dal XVI al XIX secolo: Cristoforo Clavio, Galileo Galilei e Angelo Secchi” allo spazio espositivo Tritone della Fondazione Sorgente Group, che è stata prorogata fino al 31 maggio.

Sulla lettera, Claudio Strinati, direttore scientifico di Fondazione Sorgente Group, ha detto: “E’ commovente, Galilei si rivolge all’uomo di Chiesa sicuro che quello capisce benissimo e non gli va contro perché sta criticando le Sacre Scritture, perché non sta criticando niente”.

E’ la prima volta che la lettera viene esposta, Paola Mainetti: “La Fondazione Sorgente Group ha restaurato le 97 lettere di Galileo Galilei, abbiamo riportato alla luce queste meravigliose lettere originali”.

E per Martin Maria Morales l’esposizione alla Galleria Sordi, in mezzo ai negozi e ai turisti, ha un valore in più, perché avvicina la gente a dei tesori finora nascosti: “Esce per la prima volta dal buio di un archivio e dallo sguardo di pochi ricercatori, a un posto così, viene esposta in un posto quasi improprio”.

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